Dopo una lunga attesa, i giocatori sono riusciti ad entrare nella Night City di Cyberpunk 2077 per poter ammirare il lungo lavoro di CD Projekt Red. Gianandrea Muià racconta su WeMug la sua personale esperienza di gioco dopo molte ore di gioco, portandosi a quasi il massimo potenziale che il titolo può offrire.
Cyberpunk 2077 risulta un vero e indiscusso trionfo di estetica, mood e ambientazioni. Con la sua opera, infatti, CD Project Red riesce dove molti altri hanno fallito: non veniamo catapultati un una città anonima e senza vita come in quelle viste in titoli come Remember Me o in Mirror’s Edge. Night City è un mondo distopico e con le sue leggi, le sue regole e la sua personalità. Un trionfo di estetica che sfocia in un’esperienza immersiva come poche altre, oltre che ad essere uno dei più grandi pregi della produzione.


Non è sempre oro quel che luccica
Nel corso di sei ore continuative su una RTX 3080, con ray tracing attivo e quasi al massimo delle potenzialità di un PC di fascia medio-alta, si sono presentati svariati problemi tecnici. Primi tra questi lievi glitch grafici ma anche gente che appare a caso, oggetti che esplodono con una distruttibilità pari a quella del primo Watch Dogs, teste che spariscono, nemici che compaiono e scompaiono nello stesso punto. Molti di questi sono glitch ricorrenti, è vero, ma sicuramente c’è la possibilità di risolverli con futuri aggiornamenti.
Parliamo di problematiche riscontrate spesso dai gioca durante le loro partite, ma che possono comunque essere giustificare data la grandezza del gioco. Una smorfia del genere non può che uscire, alla luce dei costanti rimandi dell’uscita atti a rendere il titolo “perfetto”.

Viene difficile non fare il paragone con Assassin’s Creed Unity, che all’uscita non era affatto pronto. Lo stesso si può infatti dire anche per Cyberpunk 2077, nelle sue versioni PS4 e Xbox One – assolutamente inaccettabili – presentando frame rate indegni, missioni buggate e tanto, troppo altro. Si spera che come per Assassin’s Creed Unity e No Man’s Sky il titolo venga seguito e migliorato nel corso dei prossimi mesi, rendendolo ciò che ci era stato promesso su tutte le piattaforme entro i limiti del possibile.
Va da sé che gli utenti hanno mostrato a gran voce la loro delusione riguardo lo stato del titolo, sia su PlayStation 4 e Xbox One che sulle piattaforme più performanti. A mio avviso, le critiche nei confronti di Developer e Publisher vanno poste nella giusta maniera, considerando sì il pedigree di una azienda “piccola” e ciò che potrebbe essere Cyberpunk 2077 al suo apice, ma anche i continui posticipi e altre complicazioni apparentemente necessarie per consegnarci alla fine un prodotto che – per quanto sia confezionato benissimo e quanto si vede il contenuto possa regalare tanto – ha però degli innegabili problemi.

Ci sta riconoscere i grandi meriti di questa casa di sviluppo, di questo titolo e di vederlo sbocciare come per No Man’s Sky, ma non possiamo ignorare le mezze verità raccontateci, i grandi periodi di lavoro straordinario sotto stress dei dipendenti di CD Projekt Red (ricordiamo delle testimonianze di alcuni dipendenti durante il periodo dei DLC di The Witcher 3 Wild Hunt), sulle copie review date appositamente solo per PC e le pesanti omissioni sulle versioni console.
Bisogna tenere conto di tutti i questi parametri, nel bene e nel male, per poter parlare di un gioco il cui primo trailer è stato mostrato nel 2013, prima che PS4 e Xbox One arrivassero sul mercato. Anni di sviluppo, di attese, di speranze. Speriamo CD Projekt Red sia all’altezza della sfida, per lo meno adesso che tutti hanno tastato con mano ciò che è e potrebbe essere questo titolo sotto ogni aspetto.

Un character creator non incredibile
Un altro elemento che non ho gradito è il character creator, essendone personalmente un’amante: tanta libertà ci viene fornita su molti aspetti, mentre ne abbiamo pochissima su altri. Sembrava ci si potesse sbizzarrire davvero tanto da come era stavo mostrato inizialmente, e vedere che invece non è esattamente così dispiace molto. Questa parte non è incredibile, né tanto strabiliante, sebbene lo consideri comunque un character creator di buona fattura.

Un doppiaggio degno di nota
La recitazione, i movimenti, l’interpretazione visiva e uditiva dei personaggi all’interno del gioco è a dir poco incredibile. Sentire tante voci del doppiaggio milanese e romano ci trasporta in un universo narrativo dove l’esperienza uditiva è di altissimo livello. Questo prova che il lavoro svolto dietro a questo comparto è stato portato a termine con enorme cura e altrettanta attenzione. Le ore giocate non sono minimamente pesate e sono state invece molto interessanti seguendone solo le missioni principali senza soffermarmi a malincuore sulle secondarie. La trama chiede di essere giocata invitandoci con dolci promesse che, a livello narrativo, mantiene molto bene.

Ho tantissime note positive su Cyberpunk 2077, è vero, ma ce ne sono troppe di negative seppur non incise sulla pietra. Infatti, considero gran parte dei difetti come altamente risolvibili, che speriamo vengano sistemati quanto prima con una patch. Quella sbavatura enorme delle versioni PS4 e Xbox One dispiace davvero tanto e poteva essere gestita indubbiamente meglio, sia a livello di comunicazione prima con più onestà da parte di CD Projekt Red, sia a livello di control damage e senza scaricare la patata bollente su Sony e Microsoft con fantomatici rimborsi. Insomma, incrociamo le dita e vediamo quanto è buia la notte a Night City prima di veder sorgere il sole su questo titolo.
Testo di Gianandrea Muià, impaginato da Marco Zampieri e supervisionato da Lorenzo Ardeni